Cenni storici di Nukus e del lago d’Aral
Isolata e remota, Nukus è rimasta per lungo tempo un semplice insediamento in mezzo al deserto. La città fu sviluppata dai sovietici e, grazie alla sua posizione geografica, divenne la sede dell’istituto di ricerca chimica dell’armata rossa. L’influenza sovietica è evidente in città, la cui planimetria può essere riassunta in un gruppo di larghe vie ed edifici anonimi. A causa dell’architettura sovietica la città non è bellissima e non sarebbe una meta turistica se non fosse per il museo Stravinsky e il vicino lago d’Aral.
Il museo d’arte di Nukus o meglio il museo statale d’arte della repubblica del Karakalpakstan dedicato a I.V. Stravinsky è un museo, aperto nel 1966, che ospita una vasta collezione di oggetti uzbeki e non così come la seconda più grande collezione di avanguardia russa al mondo. Pittore, archeologo e collezionista, Igor' Fëdorovič Stravinskij (1882-1971) si trasferì in Karakalpakstan (nome della provincia di Nukus) negli anni 50 e iniziò a collezionare numerose opere d’arte rischiando la vita in quanto “nemico del popolo” a seguito delle leggi proibitive imposte da Stalin. L’enorme sforzo e contributo culturale portato avanti da Stravinsky non fu riconosciuto fino al 1991, anno in cui l’Uzbekistan divenne indipendente e la “chiusa e remota” città di Nukus divenne accessibile al resto del mondo.
Un tempo il quarto lago più grande del pianeta, il lago d’Aral si è progressivamente ritirato a partire dal 1960, quando i suoi affluenti vennero deviati per irrigare i campi di cotone circostanti. Oggi la parte sud del lago, dal lato uzbeko, è praticamente del tutto scomparsa e poco sembra essere stato fatto per limitare la catastrofe naturale. Al contrario, dal lato kazako, sono state costruite due dighe, nel 2005 e nel 2008, e il livello del lago d’Aral si è innalzato di 12 metri rispetto al 2003. Il ridotto numero di pesci a causa dell’aumentata salinità dell’acqua, l’aumentata disoccupazione locale e la diminuita produzione agricola a causa del sale depositatisi sul terreno e poi sparso dai venti del deserto, sono solo alcune delle conseguenze umane e naturali del disastro accaduto in questa zona. Oggi Moynaq, un tempo fiorente centro ittico del Karakalpakstan, è un anonimo villaggio nel deserto e alcune barche arrugginite sono lì lasciate come malinconico ricordo del glorioso passato.
La nostra esperienza
Abbiamo passato un paio di notti a Nukus all’ostello Besqala pagando 12$ a testa per notte. Siamo arrivati nel pomeriggio da Khiva e siamo riusciti anche a litigare con il taxista dal momento che voleva soldi extra per portarci a casa, cosa abbastanza comune in Uzbekistan se prendete un taxi collettivo. Abbiamo pensato fosse una vendetta perché lo avevamo fatto aspettare a Khiva (guardate il nostro articolo Khiva: cosa fare in un paio di giorni). Nonostante fosse un po’ più costoso del normale, l’ostello era carino, la posizione era ottima e sia lo staff che gli ospiti erano simpatici. Quella notte abbiamo cenato al Alpamis Milliy tag’amlar, un ristorante economico, buono e centrale consigliato dai gestori dell'ostello...confermiamo, ottimo posto per mangiare a Nukus! Tornati all’ostello, abbiamo incontrato un po’ di ospiti e, parlando, abbiamo scoperto che un ragazzo australiano chiamato Eddie sarebbe andato a Moynaq il giorno dopo. Abbiamo quindi deciso di andare tutti assieme.
Per “vedere” il lago d’Aral dal lato uzbeko avete due opzioni. O pagate un sacco di soldi per un tour o un taxi per portarvi a ciò che resta del lago (tenete però presente che il lago si è ritirato di 220km ed è un viaggio piuttosto lungo da Nukus) oppure potete prendere un bus locale (o un taxi a scelta) per raggiungere quella che fu la città costiera di Moynaq. Nel secondo caso non vedrete il lago ma solo alcune barche arrugginite ed è comunque piuttosto impressionante immaginare come fino ad appena 60 anni fa tutta la zona era sommersa d’acqua. Solo un autobus, che parte dalla stazione ovest, va a Moynaq e torna a Nukus in giornata. Ci vogliono dalle 3h e mezza alle 4h e costa 15000 som a testa per tratta. Ufficialmente gli orari di partenza sono 9 del mattino, 3 del pomeriggio rispettivamente da Nukus e Moynaq ma la verità è che l’autobus parte quando è pieno. Perciò andate lì con LARGO ANTICIPO, da un minimo di 30 minuti fino a un massimo di un’ora per poter riservare dei posti altrimenti rischierete di rimanere in piedi per tutto il tempo. Ovviamente noi non lo sapevamo e quando siamo arrivati alla stazione del bus a Nukus, attorno alle 8:30, l’autobus era già pieno e siamo rimasti in piedi per quasi quattro ore!
Arrivati a Moynaq siamo andati immediatamente al “cimitero delle barche”, come viene chiamato quello che fu un tempo il letto del lago d’Aral. È piuttosto facile andarci, dovrete prendere o l’unica marshrutka che va verso nord o fermare una qualsiasi macchina che va in quella direzione. Camminare nel silenzio assordante del deserto, circondato da barche arrugginite fa solo pensare a quali possano essere i limiti della stupidità umana e quanto catastrofiche possano essere le conseguenze di ciò. Pensiamo che le fotografie parlino da sole in questo caso…
Abbiamo completato la visita di Moynaq andando al museo del lago d’Aral. Il piccolo museo contiene una collezione di fotografie e dipinti relativi a Moynaq prima del 1960. I visitatori possono anche vedere un breve documentario su ciò che è accaduto al lago d’Aral. Dal momento che sembra più un video di propaganda piuttosto che un vero e proprio documentario, la bellezza dello stesso è discutibile ma il museo è comunque interessante da visitare.
Al ritorno ci siamo fermati in un bar per pranzo e, non appena entrati, siamo stati invitati nella stanza affianco dove un numeroso gruppo di persone stava festeggiando il compleanno di una ragazza locale. Inizialmente l’ambiente era molto socievole, tutti volevamo bere, ballare o fare foto con noi. Tuttavia, dopo un quarto d’ora, il marito della festeggiata, forse irritato dall’eccessivo contatto fisico che Guido aveva avuto con sua moglie (l’aveva abbracciata per augurarle tanti auguri) si è incazzato di brutto e ha deciso che ne aveva abbastanza. Ha quindi cominciato a dirci che ce ne dovevamo andare, ci ha minacciato, ha preso il cellulare di Eddie e ha cominciato a urlare dietro anche a lui. Dal momento che se l’è presa con tutti noi, non ci è chiara la vera ragione scatenante di questa ira, probabilmente l’alcol ha fatto la sua parte. Ad ogni modo, questo episodio ci ha fatto pensare alle differenze culturali tra di noi e di come talvolta alcuni comportamenti che noi consideriamo “normali” possano essere mal interpretati quando si viaggia in certi posti, particolarmente in zone remote. Ad ogni modo ce ne siamo andati e ci siamo diretti verso la stazione degli autobus.
Lì abbiamo immediatamente riservato i posti sull’autobus ma, appena prima della partenza (noi eravamo lì già da 40 minuti), una ragazza di circa vent’anni è arrivata e pretendeva, forse perché eravamo turisti, che le lasciassimo il posto sostenendo di averli prenotati prima, cosa non vera. Tuttavia, non aveva capito con chi aveva a che fare così, supportati da alcune signore locali, non ci siamo mossi di un centimetro e il bus è partito senza la ragazza che ha deciso di rimanere a Moynaq. L’autobus al ritorno era estremamente affollato e grazie a dio avevamo dei posti a sedere. Vi conviene veramente andare alla stazione molto in anticipo se non volete rimanere schiacciati per 4 ore senza aria condizionata! Tornati a Nukus siamo andati con Eddie al ristorante del giorno prima e poi all’ostello per una doccia, ne avevamo bisogno!
Il giorno dopo siamo andati al museo Stravinsky. È composto da due parti, una include sculture, dipinti, vestiti e oggetti di vario genere sia uzbeki che del Karakalpakstan; l’altra parte contiene solo dipinti. Potete scegliere di visitarne una sola o entrambe e il costo è rispettivamente di 25000 o 35000 som per biglietto. Entrambe le parti sono affascinanti e non possiamo consigliarne una più dell’altra, sta a voi decidere cosa fare. Tuttavia, quando sceglierete, pensate che Nukus è piuttosto isolata e probabilmente non tornerete presto lì! Ecco alcuni esempi di opere d’arte contenute all’interno del museo.
Infine, la città di Nukus non sarà bellissima ma non perdertevi il bazaar. Contrariamente ad alcuni bazaar uzbeki, specialmente nelle aree turistiche di Khiva, Samarcanda e Bukhara, il bazaar di Nukus è autentico, enorme e vibrante. Perdersi tra i suoi banchetti è fantastico e potrete assaporare come è fatto un vero bazaar centro asiatico.
Dopo essere stati fuori tutto il giorno, tra museo è bazaar, siamo tornati all’ostello e da lì siamo andati a prendere il treno notturno per Samarcanda (guardate il nostro articolo su il nostro percorso in Uzbekistan per maggiori informazioni su come comprare i biglietti). Quando siamo entrati nella cabina, era perfetto. Pulito (vi danno le lenzuola) ed eravamo da soli. Tuttavia, dopo un paio d’ore, due uomini sono entrati in cabina e uno dei due era estremamente sbronzo e molesto. Ha cominciato col dare fastidio a noi, ha poi tentato di fumare in corridoio ma, visto che era ovviamente proibito, ha deciso di insultare il bigliettaio. A causa del suo comportamento, la polizia è salita sul treno e voleva arrestarlo (pare che in questi casi in Uzbekistan o vai in galera per 15 giorni oppure paghi una multa salatissima) ma alla fine ha desistito e ha solo spostato i due uomini in un’altra cabina. Tutto bene penserete e invece no, era solo l’inizio! Infatti, dal momento che avevano spostato i due uomini, hanno dovuto spostare qualcun’altro nella nostra cabina ma non solo una volta bensì tre volte in tre ore! Assolutamente senza senso…
Alle cinque del mattino, distrutti perché non avevamo dormito, siamo arrivati a Samarcanda. Avevamo enormi aspettative sulla città anche se sapevamo essere estremamente turistica e restaurata. Vi diremo tutto nel prossimo articolo...