Cenni storici su Khiva
Dopo Bukhara e Samarcanda, Khiva è la terza città da non perdere in Uzbekistan. Secondo diverse fonti, Khiva già esisteva nell’VIII secolo ma è solo a partire dal XVI secolo che la città divenne un importante centro, in quanto capitale del Khanato di Khiva. Durante i successivi tre secoli, l’impero russo persiano e, in parte, quello britannico si contesero il territorio di Khiva. Tuttavia, grazie alla sua posizione geografica e alle barriere naturali che circondano la città, il Khanato di Khiva, famoso per il suo fiorente mercato degli schiavi, resistette strenuamente e continuò imperterrito a terrorizzare con la sua brutalità viaggiatori, mercanti e persone locali, come ben descritto nel libro “il grande gioco” scritto da Peter Hopkirk. Tuttavia, nel 1873, un esercito di 1300 uomini guidato dal condottiero russo Konstantin Petrovich von Kaufmann mosse verso Khiva e, facilmente, conquistò la città. Da quel momento, Khiva rimase sotto l’influenza russa prima come Khanato di Khiva (fino al 1920) e come repubblica sovietica della Khorasmia (1920-1924), poi come parte della Repubblica Socialista Sovietica dell’Uzbekistan (dal 1924 fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica). Oggi Khiva sembra aver dimenticato le violenze e le brutalità del passato e orde di turisti armati al massimo di selfie sticks riempiono le piazze dove, un tempo, parecchie persone persero la loro vita, vittime della brutalità del Khan. Tuttavia, nonostante il turismo di massa che la caratterizza, Khiva rimane affascinante e non crederete ai vostri occhi quando vedrete la conservazione quasi perfetta dei suoi edifici.
Khiva: cosa fare in un paio di giorni
Siamo arrivati a Khiva da Bukhara con un taxi collettivo. I nostri compagni di viaggio erano una ragazza kazaka e un ragazzo uzbeko. Quest’ultimo si è rivelato essere una guida turistica che stava andando a Khiva per recuperare il suo gruppo di turisti tedeschi di mezza età. La guida era una splendida persona, ci ha fornito diverse informazioni sull’Uzbekistan e ha dispensato consigli sul dove andare e cosa fare sia a Khiva che a Samarcanda.
Avevamo prenotato due notti a Rustambey house pagando 38$ in due per una camera privata. La parte più interessante di Khiva è la città vecchia ed è piuttosto piccola. Potreste visitarla in un solo giorno ma vi consigliamo di dedicarci due giorni o, almeno, un giorno e mezzo in modo tale da apprezzare appieno la visita dei numerosi musei presenti all’interno della città vecchia.
Quando siamo arrivati eravamo stremati, il viaggio da Bukhara ci aveva distrutti. Ci avevamo messo un po’ per trovare altre due persone e il viaggio in macchina era stato piuttosto lungo. Abbiamo quindi deciso di rimanere in albergo, riposarci e andare fuori a cena con la ragazza kazaka e la guida uzbeka, come accordato precedentemente in macchina. Alle 9 di sera, noi due e la ragazza khazaka eravamo al punto d’incontro ma non c’era traccia della guida e quindi abbiamo aspettato. Dopo mezz’ora abbiamo deciso che avevamo aspettato abbastanza e ce ne siamo andati. Abbiamo pensato che la guida fosse rimasta con i suoi clienti tedeschi, nel pomeriggio sembrava piuttosto entusiasta di andare fuori a cena. Siamo finiti a mangiare un paio di shashlik accompagnati da una birra nel ristorante affianco al nostro albergo, entrambi gestiti dalla stessa persona. Buono ma non fantastico, siamo andati a letto subito dopo.
Il giorno dopo, al mattino presto, siamo andati a visitare la città vecchia di Khiva. Per accedere alla città vecchia dovrete acquistare un biglietto valido per due giorni. Queste sono le diverse opzioni:
Nonostante abbiamo poi scoperto che per accedere alla città non servirebbe il biglietto dal momento che potreste accedervi da diversi punti senza pagare, non potrete entrare nel musei se non pagate il biglietto perché ci sono tornelli e guardiani ad ogni entrata. Perciò noi riteniamo che l’opzione più conveniente sia il “VIP ticket” che vi permette di entrare in ogni museo della città. Alla fine della fiera, volete o non volete visitare Khiva?
L’entrata principale della città vecchia si trova alla porta ovest, anche conosciuta come Ata Darvaza, e da lì parte la strada principale che attraversa la città fino alla porta est. Lungo la via potrete vedere moschee, minareti, prigioni, palazzi e, anche, un buffo museo sul primo presidente uzbeko. Tre sono, secondo noi, gli edifici di maggior rilievo.
Salire in cima al minareto Islam Khodja è un’esperienza unica. Le scale sono ripide e la salita è lunga e difficile ma verrete ripagati da una vista mozzafiato della città vecchia!
Centinaia di colonne di legno rendono la moschea Juma un posto unico a Khiva. Alcune delle colonne sono state ricostruite, divertitevi a indovinare quali sono quelle più antiche. Un tempo si poteva salire anche sul minareto della moschea ma di recente ha cominciato ad avere problemi strutturali ed è stato chiuso al pubblico.
Infine non perdetevi il mausoleo Pakhlavan Mahmoud! Completamente ricoperto di maioliche blu finemente decorate, il mausoleo rimane uno dei posti più suggestivi di Khiva. Noi abbiamo anche avuto la fortuna di assistere a un matrimonio quando eravamo là.
Se volete visitare sia il minareto che la moschea dovrete pagare due biglietti extra a meno che prendiate il VIP ticket. Avevamo pensato di farlo inizialmente ma poi abbiamo ritenuto non fosse conveniente. Ancora una volta, consigliamo semplicemente di prendere il VIP ticket per avere accesso a tutti i siti turistici.
Tutta la città vecchia è splendidamente preservata e camminare circondati da quegli edifici è semplicemente fantastico! Consigliamo anche di non fermarsi a visitare solo le aree di maggior interesse turistico ma di inoltrarsi un po’ nelle vie retrostanti così da vedere la vita Khivana di tutti i giorni e immaginare come potesse essere la città 150 anni fa. La città nuova di Khiva è piuttosto brutta e i turisti normalmente la evitano come la peste. Noi ci siamo andati perché volevamo chiedere se ci fosse un treno per Nukus e no, non ci sono treni. Quando eravamo lì, stavano rinnovando molti edifici e costruendo la strada che collegherà la stazione alla città vecchia. Probabilmente in un paio di anni anche la città nuova di Khiva sarà diversa, segno evidente di come le capacità economiche uzbeke stiano costantemente migliorando a seguito dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e di come il turismo sia uno dei principali responsabili di questo rinnovamento.
La sera del secondo giorno volevamo andare a fare due passi lungo le mura ma, quando siamo tornati a casa per prendere qualcosa di più pesante da indossare, il ragazzo nella hall, pensando andassimo a letto, ci ha chiuso dentro a chiave. Dopo 10 minuti di urla e imprecazioni, Giulia è riuscita finalmente a fermare una signora per strada la quale ha chiamato il ragazzo che ci ha aperto e che, pare, stesse dormendo affianco alla porta di ingresso dell’albergo. Come non ci abbia sentito è ancora un mistero (che lo facesse apposta?)! Ad ogni modo la camminata lungo le mura di sera è molto carina e la consigliamo. I minareti illuminati sono veramente suggestivi ma, sorprendentemente, eravamo gli unici per strada quella sera.
Avevamo pianificato di passare solo metà del nostro terzo giorno a Khiva e andare a Nukus nel pomeriggio. Dal momento che non ci sono treni o autobus diretti che vanno a Nukus, sapevamo che ci avremmo messo un po’ a trovare qualcun altro per un taxi collettivo, sostanzialmente l’unica opzione per andare a Nukus da Khiva. Abbiamo quindi visitato le ultime cose che non avevamo fatto in tempo a visitare il giorno prima e siamo poi andati a Urgench, dove partono i taxi collettivi per Nukus, intorno a ora di pranzo prendendo un bus di fronte alla porta nord della città vecchia. Un simpatico ragazzo incontrato sull’autobus ha deciso di aiutarci quindi, dopo aver camminato 20 minuti sotto il sole, abbiamo raggiunto la stazione dei taxi. Qui, abbiamo dovuto negoziare fino alla morte per ottenere il giusto prezzo del taxi. Dal momento che non c’erano molti taxi che andavano a Nukus (e quindi poco concorrenza) il taxista voleva farci pagare di più del prezzo normale e noi, ovviamente, non volevamo. Abbiamo così adottato la tattica “non sono di fretta, aspetto anche tutto il giorno” e ci siamo seduti sull’erba antistante i taxi attendendo un'offerta consona che noi sapevamo non essere quella che avevamo ricevuto. Dopo mezz’ora di discussione tra taxisti, un autista ha accettato di portarci a Nukus per un prezzo ragionevole, aveva altri clienti che stavano aspettando d’altronde. Ancora una volta, l’avevamo spuntata bene. Stavamo andando a Nukus ora, famosa per il museo di Stravinsky e, soprattutto, per quello che fu il lago d’Aral, una delle più devastanti catastrofi naturali della storia. Tutto questo sarà però nel prossimo articolo...
Per maggiori dettagli su come muoversi in Uzbekistan, leggete il nostro articolo Viaggiare in Uzbekistan: mezzi pubblici e costi.