In questo articolo troverete informazioni circa la regione cinese occidentale dello Xinjiang: che cosa sta succedendo in quel territorio e alcuni consigli sulla cosa aspettarsi se deciderete di andarlo a visitare.
“Per lungo ci siamo chiesti se fosse sicuro per noi parlare di ciò che abbiamo visto in Xinjiang, se avessimo dovuto fare un classico articolo da blog di viaggio o meno, se dovessimo essere onesti con chiunque legga questo articolo oppure no. Abbiamo deciso che, una volta usciti dalla Cina, avremmo scritto esattamente ciò che abbiamo visto perché solo parlandone si può fermare la brutale oppressione che sta avvenendo laggiù”
Che cos’è lo Xinjiang e cosa sta succedendo laggiù
Situato nella parte più occidentale del territorio cinese al confine con il Kazakhstan, Kyrgyzstan e Tajikistan, l’uigura regione dello Xinjiang o, più semplicemente, lo Xinjiang è una regione enorme (è più grande dell’Iran), perlopiù desertica, dalla grande importanza storica. La regione fu inizialmente annessa ai territori cinesi dalla dinastia Han (II sec a.C.) quando l’obiettivo era la protezione delle rotte commerciali lungo le quali la seta veniva scambiata con i robusti cavalli dell’Asia Centrale, necessari alla protezione dalle invasioni mongole. Nei secoli successivi i confini cambiarono parecchio ma nell’ VIII secolo il regno Uiguro prese il controllo della regione e, nel XII secolo, l’Islam si diffuse nella stessa.
Nel XIII secolo, così come gran parte del mondo al tempo conosciuto, lo Xinjiang cadde sotto il dominio mongolo e i nomadi mantennero il controllo fino al XVIII secolo, quando l’esercito Manciù conquistò la regione. Un timido tentativo di ottenere l’indipendenza dello Xinjiang fu portato avanti da Yaqub Beg ma si risolse in nulla di fatto dal momento che l’esercito cinese riprese il controllo appena vent’anni dopo. Con la fine della dinastia Qin (1911) lo Xinjiang finì sotto il controllo di signori della guerra contro i quali il governo centrale poteva poco o nulla e alcuni tentativi di ottenere l’indipendenza, talvolta supportati dall’Unione Sovietica desiderosa di unire lo Xinjiang alle repubbliche sovietiche del turchestan, furono portati avanti senza, però, alcun risultato. Nel 1949, lo Xinjiang fu definitivamente accorpato alla Repubblica Popolare Cinese.
Da quel momento, il governo centrale ha sempre cercato di annientare i movimenti separatisti e indebolire l’identità culturale locale promuovendo l’inserimento di coloni Han (il gruppo etnico maggioritario in Cina) nella regione. Secondo alcune fonti, gli uiguri, gruppo etnico nativo della regione dello Xinjiang, passarono dal rappresentare il 90% della popolazione regionale fino a meno del 50% in appena 70 anni. Ciò ha contribuito a esacerbare il conflitto etnico interno allo Xinjiang che ha dato manifestazione di sé in diverse occasioni tra cui nelle rivolte di Urumqi del 2009 e negli attacchi terroristici del 2014. La reazione del governo centrale è stata brutale e non è stata mostrata “alcuna pietà” nei confronti della popolazione locale. Enormi campi di detenzione sono stati istituiti per “rieducare” (o meglio fare il lavaggio del cervello) coloro i quali venivano sospettati di terrorismo. Tuttavia la realtà dei fatti sembra essere diversa, dal momento che vi sono diverse prove che centinaia di migliaia di persone, talvolta senza alcun legame con gruppi terroristici, siano state internate senza alcun processo e senza alcuna prova contro di loro ma per il puro sospetto di essere estremisti e una barba più lunga del normale può essere considerata sospetta. Dal momento che sono rare le informazioni che trapelano da questi campi, si sa molto poco di cosa effettivamente accada là dentro ma il governo cinese è stato più volte pesantemente criticato sia da organizzazioni internazionali sia da governi per il mancato rispetto dei diritti umani. Anche se le stime fornite non sono sempre affidabili, pare vi siano fino a un milione di persone (perlopiù uiguri ma non solo) rinchiuse nei 500 campi distribuiti lungo territorio regionale. Il governo cinese sembra ignorare la, spesso timida, pressione internazionale ma, anzi, è deciso a incrementare la brutale repressione. Alla luce di ciò, un miglioramento della situazione sembra essere improbabile nel prossimo futuro.
Cosa dovete aspettarvi se deciderete di andare a visitare lo Xinjiang
Eccovi 11 cose da tenere a mente usando visiterete lo Xinjiang:
- Se provenite dal Kyrgyzstan (Irkeshtam border) è possibile che la polizia cinese vi installi app di spionaggio sul vostro cellulare. A noi non è successo ma abbiamo conosciuto un ragazzo australiano al quale è stato riservato questo trattamento.
- Tra Irkhestam e Ulugqat vedrete parecchi “campi di rieducazione”Non fate foto perché vi ricontrolleranno la camera e il cellulare. Non dimenticatevi che, nonostante siate effettivamente in territorio cinese, non vi è stato ancora affisso il timbro di ingresso del paese sul passaporto e potrebbero rigettarvi. Inoltre, tutte le macchine che appartengono a soggetti di etnia uigura (e il nostro taxista lo era), hanno al loro interno un GPS, una telecamera and microfono . È perciò molto probabile che sappiano in anticipo se avete fatto qualcosa di “illegale”.
- Aspettatevi guardie armate ovunque. All’interno del nostro ostello a Kashgar avevamo una guardia fissa con giubbotto antiproiettile, elmetto, una sorta di scudo e un fucile.
- Ovunque andiate dovrete passare attraverso metal detectors e controlli molto rigidi. La maggior parte dei negozi e tutti i centri commerciali hanno il metal detector e guardie armate all’ingresso. Inoltre, per i posti più sensibili, quali le stazioni dei bus o dei treni, dovrete passare dei controlli in stile aeroporto con tanto di perquisizione. Potrebbero anche aprire il vostro bagaglio e prendervi tutti gli oggetti potenzialmente pericolosi (a noi hanno preso delle forbicine per le unghie)
- Ci sono parecchi checkpoints sia all’interno delle città (più nel sud dello Xinjiang che nel nord) che lungo le autostrade. Verrete schedati e, talvolta, vi scatteranno una foto.
- È meglio viaggiare col treno così da evitare alcuni dei numerosi checkpoint.
- Quando partite/arrivate da/a una qualsiasi stazione dei treni/bus in Xinjiang, verrete schedati. È possibile che lascino passare tutti i cittadini cinesi per poi processare i vostri documenti, siate pazienti!
- Le telecamere di sicurezza sono ovunque! Specialmente a Kashgar il numero di telecamere è semplicemente ridicolo e continueranno a scattare foto (con flash) a voi e a chiunque vi stia attorno.
- L' l’accesso a certe zone può essere negato.
- Il numero di alberghi/ostelli che accettano stranieri è talvolta molto ridotto.
- Gli orari sono difficili da interpretare. Nonostante l’orario ufficiale sia quello di Pechino, talvolta le persone usano quello dello Xinjiang (ci sono due ore di differenza). Chiedete sempre a quale fuso si riferiscono. I mezzi pubblici fanno riferimento all’orario di Pechino.