Costruita dai russi alla fine del XIX secolo, Ashgabat rimase per anni una sonnolenta città lungo la ferrovia transcaspiana. Il 6 ottobre del 1948 un violento terremoto la distrusse parzialmente e la città fu ricostruita in stile sovietico. Oggi Ashgabat è un affascinante mix tra Las Vegas e Pyongyang e i pochi turisti che avranno la possibilità di visitarla non potranno che rimanere affascinati dall’unicità dei suoi palazzi.
Abbiamo passato appena un giorno e mezzo nella bianca città di Ashgabat, abbastanza? Probabilmente no, ma con appena cinque giorni di visto di transito è difficile passare molto più tempo lì. Arrivavamo dal cratere di Darvaza (guardate il nostro articolo 5 giorni in Turkmenistan per sapere un po’ di più della nostra “avventura”) e siamo andati direttamente al nostro hotel. Ad Ashgabat non ci sono molti hotel che accettano stranieri e quelli che lo fanno sono generalmente piuttosto costosi. Noi abbiamo pernottato al Kuwwat hotel, non esattamente il miglior posto della città ma era economico, pulito, centrale ed avevamo il bagno in camera. Non avevamo bisogno di nient’altro.
Siamo arrivati, abbiamo lasciato i bagagli e siamo usciti immediatamente. La nostra prima destinazione era la stazione dei treni, volevamo comprare i biglietti del treno per la notte successiva. Immediatamente siamo rimasti colpiti dai palazzi bianchi, dal numero di macchine bianche e dalle stelle a otto punte. Ecco le prime tre peculiarità di Ashgabat:
- Negli anni il governo turkmeno ha deciso di spendere decine di miliardi di dollari abbellendo la capitale di Ashgabat con edifici esclusivamente di marmo bianco. La quantità di marmo è stata tale da far sì che Ashgabat vincesse il Guinness dei primati per la città con più marmo al mondo!
- Dal momento che gli edifici sono tutti bianchi, perché non avere anche le macchine bianche? Questo è ciò che probabilmente avranno pensato coloro i quali abrogarono una legge secondo cui ad Ashgabat possono circolare macchine esclusivamente bianche, d’argento o d’oro. Il risultato è un mix tra il raccapricciante e il fantastico
- Le stelle ad otto punte sono ovunque. Sui lampioni, alle fermate del bus, sui palazzi...insomma avete capito, ovunque! Pare ci siano due significati. Il primo, religioso, sostiene che le stelle indichino le otto vie per il paradiso. Il secondo, più storico, afferma che le stelle fossero simboli degli antenati turkmeni. Quale che sia la verità, non è dato saperlo.
Dopo essere stati in stazione ci siamo diretti verso il centro e abbiamo potuto ammirare con i nostri occhi l’altra ragione per cui Ashgabat è famosa nel mondo. L’architettura degli edifici è strettamente legata alla loro funzione quindi, ad esempio, la biblioteca è a forma di libro. Semplicemente fantastico!
Dopo un giretto nel centro città siamo andati a cena e quindi a casa, eravamo ancora distrutti dal giorno prima e volevamo essere in forze per star fuori tutto il giorno successivo.
Il giorno dopo ci siamo nuovamente diretti verso il palazzo presidenziale. Il palazzo di per sé e gli edifici attorno sono bellissimi peccato che tu non possa avvicinarti, devi camminare dall’altro lato della strada, tu non possa fare fotografie, i soldati sono ovunque e ti guardano con sospetto ovunque tu vada. Probabilmente per queste ragioni, i locali evitano di venire in questa zona. Le uniche persone lì eravamo noi due, i soldati e un esercito di giardinieri (che fossero spie anche loro? Dopo tre giorni in Turkmenistan stavamo diventando un po’ paranoici). Tuttavia quel giorno abbiamo avuto la fortuna di poter assistere alle prove per la parata militare del 27 settembre, giorno dell’indipendenza turkmena. Quel giorno, diverse divisioni dell’esercito sfilano di fronte al presidente e alla nazione e preparano tutto ciò nelle quattro settimane antecedenti di fronte al palazzo presidenziale. La nostra presenza non era ben accetta, dopo cinque minuti ci hanno urlato di spostarci e noi lo abbiamo fatto senza lamentarci.
Ci siamo quindi messi a camminare a caso fino a che non abbiamo raggiunto il parco dei dieci anni dell’indipendenza dove abbiamo trovato la statua del primo presidente turkmeno, anche conosciuto come Turkmenbashi (“padre dei turkmeni”). Cosa piuttosto buffa, praticamente ogni parco ad Ashgabat è in onore di un certo anniversario dell’indipendenza. Si chiamano perciò “parco dell’indipendenza”, “parco dei cinque anni dell’indipendenza”, “parco dei dieci anni dell’indipendenza” e così via. Confusi dai nomi piuttosto simili, siamo riusciti a perderci uno dei monumenti che avremmo voluto vedere, quello del libro di Turkmenbashi che, fino a poco tempo fa, era obbligatorio studiare per poter ottenere un posto di lavoro pubblico.
Il monumento della neutralità è stata la nostra terza tappa della giornata. Enorme, impressionante e abbastanza esaltante, ci è voluto un po’ per raggiungerlo con il pullman e, sulla via del ritorno, siamo finiti in un autobus pieno di studenti universitari.
Abbiamo iniziato a chiacchierare con loro e, adducendo come scusa che Giulia era un’insegnante universitaria, le abbiamo chiesto se potessero mostrarci la loro università. Hanno accettato anche se una delle due non sembrava particolarmente convinta. Le abbiamo seguite e ci hanno lasciato all’ingresso della facoltà, siamo riusciti ad entrare, abbiamo chiesto ad altre studenti se avessimo potuto vedere le classi ma, quando hanno chiesto ai loro superiori, la risposta è stata negativa. Un po’ rattristati, siamo quindi andati a pranzo. Qui, un altro buffo della nostra esperienza ad Ashgabat. Ci siamo seduti in un ristorante locale affianco al bazaar russo e subito due persone in giacca e cravatta si sono sedute affianco a noi. Abbiamo immediatamente pensato che fosse un posto insolito per due persone così vestite ma, poco dopo, il sospetto che fossero delle spie è aumentato notevolmente quando ci hanno scrutato dalla testa ai piedi e ci hanno seguito una volta usciti. Beh, questa è Ashgabat! Rifocillati dal pranzo, abbiamo deciso di visitare quello che sarebbe stato l’ultimo sito d’interesse della città per quanto ci riguardava. Siamo quindi andati alla moschea Ertugul, la cui peculiarità è che è stata costruita ad immagine e somiglianza della moschea blu ad Istanbul ed effettivamente la somiglianza è quasi shockante!
Finita la visita, siamo tornati a casa, avevamo il treno per Turkmenabat quella notte. Ci è piaciuta Ashgabat? Si ci è piaciuta. È stressante? Si, specialmente come viaggiatore singolo la polizia potrebbe farvi delle storie ma nulla di particolarmente negativo ci è accaduto. Ci ritorneremmo? Perché no, ma non nel prossimo futuro! Ad ogni modo, una volta nella vita, dovete visitare la bianca città di Ashgabat!