Racchiusa tra i monti del Caucaso, Svaneti è una fantastica e remota zona che, grazie alla sua posizione geografica, non è mai stata conquistata da potenze straniere. Simbolo di Svaneti è il koshi torre difensiva utilizzata dagli abitanti come protezione in caso di invasione straniera o disordini locali (Svaneti era infatti famosa per le faide locali fino a poco fa). La lingua locale, chiamata Svan, non ha una sua forma scritta ed è incomprensibile ai georgiani. L’origine dello Svan è sconosciuta e i locali sostengono abbia una qualche relazione con la lingua basca, anche se tale tesi non è supportata da alcuna prova. Dal 2005, grazie al miglioramento delle infrastrutture e in particolare della strada da Zugdidi, Svaneti è diventata una meta turistica in Georgia, sia in estate che in inverno.
I quattro giorni di trekking tra Mestia e Ushguli sono una esperienza unica e noi la consigliamo caldamente. Non dovete essere particolarmente in forma per farla (tuttavia, tenete presente che camminerete tra le 5 alle 7 ore al giorno), non dovrete portare alcuna tenda in quanto che ci sono guesthouse sulla via, avrete solo bisogno di scarponcini e roba impermeabile dal momento che potrebbe piovere ed essere fangoso, come appunto era quando lo abbiamo fatto noi. Negli ultimi anni il trekking è diventato molto popolare, particolarmente tra i tedeschi e gli israeliani pare, quindi l’unico aspetto negativo è che il percorso potrebbe essere un po’ affollato. Tuttavia, quando lo abbiamo fatto noi, il numero di persone non era assolutamente tale da dare fastidio!
Per una dettagliata spiegazione del trekking guardate il sito internet di Caucasus trekking . Le informazioni lì contenute sono abbastanza accurate, a parte il fatto che il ponte per andare a Chvabiani è crollato (noi, infatti, abbiamo dovuto camminare per un’altra ora per raggiungere il ponte successivo e tornare indietro).
A Mestia abbiamo alloggiato alla Guesthouse for you (40 GEL per una doppia), il posto è carino, il prezzo è accettabile, lo staff è molto simpatico e i cuccioli di cane erano adorabili! A nostro parere Mestia è piuttosto brutta. Completamente rinnovata , estremamente turistica, assolutamente non autentica e i ristoranti (ne abbiamo provati due) sono probabilmente i peggiori della Georgia sia per qualità che per prezzo. L’unica cosa buona è la posizione, potrete infatti utilizzare Mestia come base per raggiungere altri posti molto più belli.
Il giorno 1 è stato uno dei più facili, a parte un breve ma molto ripido tratto del sentiero. Abbiamo camminato per quattro ore, da Mestia a Chvabiani, dove abbiamo alloggiato a Vodo’s guesthouse. Chvabiani è un minuscolo villaggio dove il numero di maiali, pecore e cani supera di molto il numero degli abitanti. Le cose belle da vedere sono la chiesa (chiedete alla guesthouse per le chiavi), di cui gli abitanti sono molto fieri, e le classiche torri di Svaneti. Noi siamo stati fortunati dal momento che la nostra guesthouse possedeva una di queste torri, anche se da ristrutturare, e siamo riusciti a salirci in cima! Il posto ci è molto piaciuto, soprattutto dopo la delusione di Mestia, e quella notte l’abbiamo passata con due ragazzi, lui australiano lei belga, mangiando una deliziosa cena preparata dalla mamma di Eka (la padrona della guesthouse), ovviamente nessuna delle due proprietarie parlava inglese ma erano molto carine e simpatiche!
Il giorno 2 siamo andati da Chvabiani ad Adishi (circa 4 ore) ed è stato quello più piovoso. Ha infatti piovuto tutto il giorno e abbiamo potuto testare il nostro equipaggiamento impermeabile scoprendo, con somma gioia, che non era poi così impermeabile (lo avevamo sospettato, per fortuna, e avevamo messo tutto il contenuto in sacchetti di plastica così da tenere i vestiti asciutti). Adishi è il villaggio più piccolo che incontrerete e, secondo Caucasus trekking, doveva essere il più difficile dove trovare da dormire. Tuttavia, forse anche a causa del pessimo tempo, non è stato difficile trovare un posto. Ci siamo infatti fermati alla prima guesthouse e avevano una stanza libera (60 GEL per una doppia con cena e colazione + 10 GEL per il pranzo il giorno dopo). Secondo i locali, ad Adishi vivono 25 persone e d’estate si raggiunge il picco di 50 abitanti e quel giorno, incredibilmente, abbiamo guardato in tv la coppa del mondo di judo (pare che sia uno sport molto popolare in Georgia) e uno judoka di Chvabiani, il cui allenatore era di Adishi, ha vinto l’oro! Pensando che tali eventi non accadono tutti i giorni, abbiamo deciso di celebrare la vittoria con gli altri ospiti della struttura (due israeliani, due italiani e due tedeschi) bevendo birra e chacha, una sorta di grappa, fino a tarda notte.
Il giorno 3, nonostante la chacha della sera prima, ci siamo alzati abbastanza presto e abbiamo iniziato a camminare intorno alle 10. Quello sarebbe stato il giorno più lungo (circa 7 ore di cammino) e i due ragazzi della guesthouse di Chvabiani ci avevano detto che avremmo dovuto guadare un fiume con i cavalli. Tuttavia, una volta arrivati alla riva del fiume, abbiamo visto parecchia gente che tentava di guadare il fiume a piedi. Così, sentendoci feriti nell’orgoglio se non ci fossimo riusciti anche noi e pensando che i soldi risparmiati (il cavallo costava 20GEL) sarebbero potuti essere meglio spesi in birra, abbiamo deciso di provare anche noi ad attraversare il fiume a piedi e, immediatamente, abbiamo realizzato il perché molti utilizzavano i cavalli. La corrente infatti non era troppo forte ma la temperatura prossima allo zero, di certo non più di 5 gradi!
Abbiamo passato lì circa un’ora, soffrendo di terribili crampi ogni volta che toccavamo l’acqua.
A posteriori, però, è stato un bel momento di condivisione! Infatti, ci si aiutava l’un l’altro suggerendo quale fosse la via migliore da percorrere prestandosi i sandali a vicenda. Dopo esserci ripresi dai crampi, abbiamo riniziato a camminare e siamo arrivati a Iprari, il terzo villaggio del percorso, dopo circa 6 ore, passando di fronte a stupendi ghiacciai e vette (anche se parzialmente coperte dalle nubi). Una volta arrivati al villaggio abbiamo deciso di non fare ciò che avevamo fatto il giorno precedente, non ci siamo quindi fermati alla prima guesthouse ma siamo andati in fondo al paese e, convinti di essere i più furbi di tutti, siamo entrati nella “welcome guesthouse”. Beh, welcome era un eufemismo! Ci hanno infatti accolto due signore, vestite di nero a mo’ di anziane siciliane in lutto, senza un sorriso e, manco a dirlo, senza parlare inglese. Inoltre, eravamo gli unici ospiti (chissà come mai) del posto e la stanza era vecchia e sudicia. Così, fingendo che saremmo tornati dopo, ci siamo dileguati e siamo andati al primo albergo (lo avremmo dovuto fare immediatamente) dove abbiamo poi incontrato anche i due israeliani e i due italiani della sera prima! Quella sera abbiamo imparato a giocare a backgammon, che pare sia molto popolare in Israele, e ci siamo fatti un solo bicchierino di chacha...ne avevamo avuta troppa la sera prima.
Il giorno 4 è stato un altro giorno facile di sole 4 ore di cammino tra Iprari e Ushguli, l’ultima tappa del trekking. La camminata è stata abbastanza semplice e la vista era piuttosto bella, anche se non bella quanto il giorno prima. Abbiamo deciso di non dormire a Ushguli, che pare sia il villaggio più alto in Georgia, anche se alcune persone ci avevano consigliato di dormire là e andare al ghiacciaio il giorno dopo. Abbiamo quindi deciso di prendere un taxi condiviso con gli altri due israeliani fino a Mestia e siamo rimasti molto infastiditi dal fatto che ti costringano a pagare la tratta molto più che nel resto della Georgia. Abbiamo infatti pagato 30 GEL, circa 3 volte quello che avevamo pagato per andare da Adigeni a Khulo (stessa distanza più o meno)!
Tornati a Mestia, siamo andati alla Guesthouse for you dove avevamo lasciato i nostri zaini e quella notte siamo usciti a cena (di nuovo pessima) con i due israeliani. Non siamo rimasti fuori molto, eravamo stanchi e il giorno dopo ci saremmo dovuti alzare alle 7. Saremmo andati a Tsalkubo questa volta...non era nei nostri piani ma la ragazza italiana che abbiamo incontrato lungo il trekking ce lo ha suggerito, quindi perché non seguire i suoi suggerimenti?